Fare chiarezza...
Francesco Bocci • 16 settembre 2020

Fare chiarezza.
Penso sia una delle cose più importanti in questa fase storica.
Fare chiarezza spesso pensiamo che voglia dire accendere una luce, ma non è sempre così.
La luce abbaglia, a volte.
Spesso può confondere se troppo forte e diretta.
Se rimaniamo di questa idea troppo a lungo, cercheremo sempre una fonte luminosa "fuori di noi", da accendere.
Per fare chiarezza devo prima pensare che tra la luce ed il buio c'è un passaggio, uno spazio vuoto nel quale posso fermarmi, senza paura.
In questo spazio vuoto, buio, arrivano in noi immagini, pensieri, parole, sensazioni, emozioni, sentimenti.
Ed è qui che entra in gioco la mia capacità di sopravvivenza, il mio "senso critico".
La vista viene compensata da altri sensi, da altre forme di percezione.
E prende sempre più sostanza ciò che sta "dentro" di noi, piuttosto che una luce esterna.
Maturare un senso critico è un'attività razionale della mente, che necessita di "spazio", sia in orizzontale che in verticale.
Allora, quando tutto è più chiaro, e non abbiamo più quella paura che ci blocca, possiamo accendere la luce che può illuminare o meno il nostro percorso interiore. Essa lo definisce meglio, ne fa risaltare i contorni, è come una guida.
La dinamica della dipendenza affettiva segue invece la luce, senza senso critico, senza essere passata dalla bellezza della notte.
Penso sia una delle cose più importanti in questa fase storica.
Fare chiarezza spesso pensiamo che voglia dire accendere una luce, ma non è sempre così.
La luce abbaglia, a volte.
Spesso può confondere se troppo forte e diretta.
Se rimaniamo di questa idea troppo a lungo, cercheremo sempre una fonte luminosa "fuori di noi", da accendere.
Per fare chiarezza devo prima pensare che tra la luce ed il buio c'è un passaggio, uno spazio vuoto nel quale posso fermarmi, senza paura.
In questo spazio vuoto, buio, arrivano in noi immagini, pensieri, parole, sensazioni, emozioni, sentimenti.
Ed è qui che entra in gioco la mia capacità di sopravvivenza, il mio "senso critico".
La vista viene compensata da altri sensi, da altre forme di percezione.
E prende sempre più sostanza ciò che sta "dentro" di noi, piuttosto che una luce esterna.
Maturare un senso critico è un'attività razionale della mente, che necessita di "spazio", sia in orizzontale che in verticale.
Allora, quando tutto è più chiaro, e non abbiamo più quella paura che ci blocca, possiamo accendere la luce che può illuminare o meno il nostro percorso interiore. Essa lo definisce meglio, ne fa risaltare i contorni, è come una guida.
La dinamica della dipendenza affettiva segue invece la luce, senza senso critico, senza essere passata dalla bellezza della notte.

La psicologia sta forse perdendo una parte mento tangibile, ma essenziale? Amo la scienza, tutto è scienza, fisica e tutto è governato da leggi naturali. Ma scienza non è solo ciò che vediamo. C'è anche qualcosa, di scientifico, di governato da leggi della fisica, che non conosciamo ancora, o almeno la maggior parte di noi non conosce. Altrimenti saremmo onnipotenti. Saremmo già più che saccenti. Il mondo del coaching si basa sull'oggettivizzazione della realtà ma quello della psicologia si basa soprattutto sul non verbale, sul transfert, sulla percezione del non visibile e del non tangibile. Parliamo anche di emozioni. Di inconscio. Di spiritualità. Di queste cose abbiamo bisogno di parlane in modo serio, mai banale. Abbiamo bisogno di questo. FB