DOTT. FRANCESCO BOCCI - PSICOLOGO, PSICOTERAPEUTA ADLERIANO

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SEMPLICI RIFLESSIONI

Autore: Francesco Bocci 07 lug, 2022
La psicologia sta forse perdendo una parte mento tangibile, ma essenziale? Amo la scienza, tutto è scienza, fisica e tutto è governato da leggi naturali. Ma scienza non è solo ciò che vediamo. C'è anche qualcosa, di scientifico, di governato da leggi della fisica, che non conosciamo ancora, o almeno la maggior parte di noi non conosce. Altrimenti saremmo onnipotenti. Saremmo già più che saccenti. Il mondo del coaching si basa sull'oggettivizzazione della realtà ma quello della psicologia si basa soprattutto sul non verbale, sul transfert, sulla percezione del non visibile e del non tangibile. Parliamo anche di emozioni. Di inconscio. Di spiritualità. Di queste cose abbiamo bisogno di parlane in modo serio, mai banale. Abbiamo bisogno di questo. FB
14 mar, 2022
Ma il ponte, se pur sospeso, ha sempre un altro lato, un'altra rocca a cui si attacca. Altrimenti non sarebbe sospeso.
Autore: Francesco Bocci 14 mar, 2022
E' tutta una bellissima e straordinaria finzione, la vita.
Autore: Francesco Bocci 04 nov, 2021
Quando avviene veramente la "liberazione emotiva"? Quando rispondiamo ai bisogni degli altri per empatia, non per paura, per senso di colpa o per vergogna. Le nostre azio­ni in questo caso generano soddisfazione sia in noi che in coloro che ricevono i nostri doni. Accettiamo la piena responsabilità delle nostre azioni ed intenzioni, ma non accettiamo la responsabilità dei sentimenti altrui. Siamo consapevoli del fatto che non potremo mai soddisfare i nostri bisogni a spese di altre per­sone. La "liberazione emotiva" comporta raffermare chia­ramente di che cosa abbiamo bisogno, in un modo che comunica che siamo altrettanto interessati alla soddisfa­zione dei bisogni degli altri, quanto lo siamo a quella dei nostri. Non è cosa facile, ma possiamo provarci!
Autore: Francesco Bocci 11 lug, 2021
Che cosa significa andare in terapia? Al di là di tutte le parole che si possono spendere penso, da psicoterapeuta, che sia soprattutto il condividere un "senso". Quell'essenza profonda e spesso incompresa che in quella stanza emerge durante la seduta. Non dobbiamo aggiungere molto altro, se non per facilitare questo processo di conoscenza. Un "accompagnamento", un prendere per mano, ma sempre in quest'ottica di "disvelamento". Perché è con i singoli insight che parte tutto, cioè con quelle intuizioni spontanee di paziente e tarepeuta insieme. Il resto sono solo "vestiti", difese, logiche private. Favorire questo "ritorno" all'essenza della propria coscienza, durante la terapia, è una grande sfida, non sempre raggiungibile per vari motivi. Non sentirsi onnipotenti ma "umani" aiuta il cambiamento. Ed a volte l'impotenza nel nostro lavoro non ci deve spaventare ma essere da stimolo per "andare oltre il visibile" .
Autore: Francesco Bocci 18 dic, 2020
L'esperienza come psicoterapeuta presso una comunità per disturbo dal gioco d'azzardo, mi sta facendo prendere consapevolezza sempre di più di quanto sia importante un percorso terapeutico individualizzato, sulla scia delle "tailored terapies", e di quanto sia inutile e triste fermarsi all'apparenza delle storie di vita delle persone o inserirle in percorsi già precostituiti. Grazie alla Cooperativa Gaia per questa opportunità ed all'ottima equipe di lavoro.
Autore: Francesco Bocci 04 dic, 2020
Nascita. Io sono quello che sono. Gli altri sono quello che sono. Ci mostriamo attraverso il nostro vestito. Esso è il nostro significante che cela un significato. Sono le nostre parole a tradurre questo vestito, a creare un legame con l'Altro e con l'Uni-verso. Ci chiediamo poco, troppo poco, quale sia la nostra stoffa, ci guardiamo spesso poco all'origine. Abbiamo perso il senso della nostra nascita, del nostro Sè bambino che passo dopo passo prendeva forma. Recuperiamo quello che siamo. Il nostro "incipit".
Autore: Francesco Bocci 30 ott, 2020
Lockdown. Ci stanno richiudendo. Ma non è come Marzo, almeno, per me non lo è. Il trauma è già stato. Parte della casa già crollata. Si aspetta la seconda scossa, uniti e separati nello stesso momento, in un istante lunghissimo. Ma le scosse si sa, in realtà durano poco anche se quel poco ci sembra eterno. Sono solo momenti di passaggio. Che portanto più che altro paura, rabbia, in alcuni indifferenza. Ma se vogliamo, ci danno anche la forza. Quella forza che è legata ad un modo diverso di vedere le cose, gli altri, il mondo. Sta a noi generare pace. Sta a noi ritrovare un nostro, sempre nuovo, senso identitario. Se il trauma non diventa generativo, il trauma porta solo morte. E non è un generare del fare, ma dell'osservare. Non è un generare del ripetere, ma dello scoprire. Non è un generare di nostalgia, ma di relazione. Non è un generare di odio, ma di amore.
Autore: Francesco Bocci 11 ott, 2020
Destrutturandoci ci ri-costruiamo in nuove sicurezze più dinamiche. Da piccolo mio padre mi diceva che era più facile costruire una torre con la lego che smontarla. Sembra un paradosso ma è vero. Perché quando la costruivo seguivo una guida, un manuale di istruzioni che mi portava alla meta finale. Quando la smontavo poi dopo, non so per quale motivo, non tornava mai come prima. Ma era quasi più bella. Da Adleriano ho sempre pensato che la dimensione antropologica influenzasse la nostra mente ed anche il nostro corpo. Ed avevo ragione. La mia generazione (35-45) ha sempre voluto seguire quella dopo (45-55) a sua volta influenzata dalla sicurezza formale della seguente (55-70). Ma la mia generazione è nata sul confine. Tra un prima ed un dopo. Tra la strutturazione e la destrutturazione. I Millenials (25-35) generalmente vivono una maggiore precarietà di vita ma una anche una maggiore creatività di pensiero che li porta a relazionarsi in modo più libero ma anche più competitivo a tratti. E che dire di mia figlia? Lei vive i suoi 12 anni nella confusione della generazione Z. Destrutturandoci ci ri-costruiamo. Strutturandoci arriveremo prima o poi a de-strutturarci nuovamente. Buona vita. Photo by Matthew Henry
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